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Il vantaggio di Nadal su Djokovic e l’acchiappa-clic di Feliciano

SFASAMENTI – Con una settimana di ritardo rispetto all’Italia, da lunedì 11 maggio la Spagna entra nella Fase 2. Solo che la chiamano Fase 1 perché là iniziano a contare da zero. Dev’essere divertente vedere gli spagnoli nel reparto frutta e verdura del supermercato: fingono di prendere una mela e infilarla nel sacchetto (“zero”), poi finalmente possono afferrare il primo frutto. Non tutto il Paese, tuttavia, entra nella nuova fase e per quasi metà della popolazione restano in vigore le più restrittive misure di contenimento. Un po’ come accade da noi con alcune regioni che hanno già “aperto i circoli”, la pratica del tennis resta proibita in diverse province – praticamente quelle dove risiede la quasi totalità dei top 100, come illustra AS.com. Esce dall’isolamento Rafa Nadal, eccezione di lusso, che potrà tornare a colpire nella sua accademia a Manacor. Niente da fare, invece, per gli altri spagnoli di vertice, dal n. 12 Bautista Agut al 99° del ranking Carballes Baena, che dovranno attendere almeno altri sette giorni. Carla Suarez Navarro, a Las Palmas de Gran Canaria, di gran carriera può recarsi al suo tennis club per preparare al meglio il suo rientro che sarà comunque di breve durata; Carlita ha infatti confermato che, se il circuito ripartirà entro l’anno, il 2020 vedrà la sua ultima apparizione da professionista. L’intera Svizzera è entrata nella fase 2 (non avevamo dubbi che sapessero contare), quindi può tornare in campo Garbiñe Muguruza, residente a Ginevra. Tornando però in Spagna, vale però la pena di citare un altro tennista: il numero 1 del mondo. Novak Djokovic si trova infatti a Marbella e potrà continuare ad allenarsi in forma individuale senza però poter accedere a una struttura, come ha scoperto a proprie spese la scorsa settimana. Al contrario di Rafa, quindi, ancora niente tennis per Nole; siamo però moderatamente sicuri che il campione serbo saprà colmare questo svantaggio. PERCHÉ IO NO? – Sarà che smaniamo di tornare in campo, sarà che siamo di parte, ma il tennis ci sembra uno degli sport più sicuri rispetto ai rischi di contagio. Anzi, se è vero che il distanziamento sociale è la misura più importante per contenere la pandemia, i 24 metri che separano i due contendenti fanno del nostro sport l’attività forse meno pericolosa in assoluto fra tutte le altre situazioni quotidiane in cui ci troviamo a dover interagire con il prossimo. Anche se, colpendo una drop volley o seguendo a rete una smorzata, quella distanza si accorcia drasticamente – sempre che l’avversario si sia tenuto in forma negli ultimi due mesi con ripetuti scatti sul marciapiede sotto casa, provocando travasi di bile ai vicini appostati alle finestre. È allora facile intuire il motivo della frustrazione di Feliciano Lopez, come abbiamo visto uno dei tanti a non poter ancora ricominciare a sgambettare sull’amato rettangolo (che poi sono ventuno). Invece dello slice, allora, il mancino di Toledo affila le unghie e si affida ai social media per sfogare sarcastico il suo malcontento, cinguettando una foto della spiaggia di Barceloneta invasa da runner e presunti sportivi vari (condizione permessa dalla legge) accompagnata dall’immagine proibita di un tennista solitario. pic.twitter.com/pEd9wlkpd6— Feliciano López (@feliciano_lopez) May 10, 2020 Comprendiamo le perplessità di Feli alle quali aggiungiamo le nostre riguardo alla decisione delle autorità catalane di limitare l’accesso alla playa dalle 6 alle 10 del mattino: una fascia oraria particolarmente ridotta non contrasta con il principio di evitare assembramenti? In maniera simile a quanto previsto dall’ultimo decreto del governo italiano, vi si può accedere solo per praticare sport come la corsa e il nuoto, non per fare passeggiate o picnic; insomma, non è importante dove vai, purché tu ci vada in fretta. E, attenzione, per chi affronta il mare non è neppure operativo il servizio di salvamento. Tornando a Lopez e al suo applauso ironico, bisogna tuttavia prendere in considerazione anche la possibilità che la foto sopra sia “furba” e che, in realtà, tutte quelle persone non siano ammassate in pochi metri quadrati. Ce lo spiega questo articolo di TV 2 Nyhederne con gli scatti pressoché sincroni di due fotografi, che restituiscono però impressioni ben diverse. È il caso di dire che un’immagine – una coppia di immagini, per la precisione – vale più di mille parole. Soprattutto perché le parole sono in danese. ...

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